martedì 15 dicembre 2009

Ci vorrebbe il mare

Si, lo ammetto, ho avuto un disco di Marco Masini. E non sto parlando di una cassetta, magari registrata, ma del 33 giri originale, con in copertina il faccione triste e stempiato dell'autore.
Inutile nascondersi, ognuno di noi ha scheletri nell'armadio e nella discoteca, macchie indelebili e disonorevoli sul curriculum musicale che cerca di celare e di dimenticare.
Io ho Marco Masini. E non solo lui. Voglio essere sincero, sto facendo “musical outing” e non intendo tirarmi indietro: ho anche una raccolta dei Backstreet Boys e una di Gloria Estefan, due dischi di Ramazzotti e uno di Mariah Carey, la compilation del Festivalbar 2001 e alcune cose dell’ultimo, inqualificabile, Vasco Rossi. Non li ascolto, non ne vado fiero, eppure restano lì, con le loro storie e i loro retroscena più o meno divertenti.
Ora, per difendermi e cercare di riconquistare un minimo di dignità e di credibilità, potrei fare un lungo elenco dei miei quasi ottocento dischi, che lascerebbe tutti senza fiato per la quantità e la qualità di titoli e artisti che hanno fatto la storia del rock, ma non lo farò. Potrei parlare delle prime edizioni in vinile di Springsteen, ma non lo farò. Potrei raccontare di quegli album introvabili, comprati in America, ma non lo farò. E adesso smetterò anche il giochino di farlo lo stesso facendo finta di non farlo.
Ho avuto un disco di Masini, il punto è questo. L’ho comprato in un pomeriggio di fine autunno del 1991 e credo di non averlo ascoltato più di due volte. D'altronde era inascoltabile, canzoni di una tristezza così esasperata da sembrare posticcia, forzata. Qualche esempio: “ci vorrebbe il mare per andarci a fondo”; “e ho portato come un lutto il tuo sangue nelle vene”; “ogni giorno muori e io muoio con te”. Cazzo, ma dai! Almeno nei pezzi in inglese non si capiva niente. Insomma: lo stesso anno uscivano, tra gli altri, Ten, Nevermind, il Black Album dei Metallica e i due Use your illusion dei Guns. Il mio cuore e le mie orecchie erano sintonizzati su quelle frequenze, eppure le mie esigue risorse finanziarie finivano nelle casse di un depresso cantante italiano. In verità, perché una spiegazione esiste, l’acquisto del disco rientrava in un ampio e strutturato progetto di conquista sentimentale che prevedeva e richiedeva, da parte mia, sensibilità, romanticismo e una buona dose di disperazione. Un mix che Masini era in grado di dare senza particolare impegno e senza il bisogno di lunghe e complicate spiegazioni della lontana scena grunge di Seattle. Con Masini era tutto più semplice. Molto più semplice.
Poco tempo dopo credo di averlo regalato.
O forse me ne sono solo liberato.
Non ne sono sicuro, controllerò, ma penso proprio di non averlo più e sarà strano, però, mi dispiace.

3 commenti:

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  2. Credo che ognuno di noi possieda cose di cui pensa di doversi vergognare. Uso il presente, ma in realtà vorrei usare un verbo atemporale, che non esiste: la nostra lingua ci impone un limite di tempo e noi ci dobbiamo adeguare.
    Ma perchè pensiamo di doverci vergognare? Noi siamo sempre ossessionati dal giudizio che gli altri hanno su di noi. Ma, sinceramente, agli altri davvero importa avere un giudizio su di noi?
    Credo di no...
    E vado fiera di avere, anche se non so più dove sia, la cassetta di Barbie rockstar e di aver portato i jeans rimboccati, come se avessi l'acqua alta in casa.

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  3. E anche del bomber girato al contrario (dalla parte arancione) e dei capelli corti sopra e lunghi sotto!

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