venerdì 27 novembre 2009

[ricordo]

Ricordo bene quegli anni, profondamente. Ricordo suoni, profumi, sapori. Ricordo sogni, pensieri, emozioni.
Non è una memoria visiva, quel che resta è inesorabilmente sfocato e dai contorni indefiniti, come avvolto da una sottile nebbia generazionale, ma una percezione fisica, viscerale. Sono ricordi impressi sulla pelle, che scorrono nelle vene.
Erano anni di grazia [Grace] che nessuno ha veramente capito: sottovalutati e incompresi da tutti, forse anche da noi stessi. Anni pallidi e grevi per chi ci ha vissuto, che invece oggi balenano e sfavillano di colori che ormai sembrano scomparsi, come persi in un passato lontano.
Una [Mad Season] pazza stagione che sapeva di tabacco e patatine fritte, di tequila e pizza al trancio, di incenso e sudore. Sono memorie di flanella e strappi alle ginocchia, di trame orientali e punte di ferro, di velluti e sacche a tracolla.
Erano giorni di libri e di pensieri, di idee e di insegnamenti, di dubbi e verità che trapassavano il cervello come un proiettile [Bullet in the head].
Mattine di scuola, di regole e imposizioni. Un gabbia arrugginita [Rusty cage], dalla quale fuggire. Si ascoltava, si scappava, si discuteva, si litigava. Si studiava per imparare, ma si imparava vivendo. Ed è ironico, non pensi? [Ironic].
Pomeriggi di suoni e sale prove, di radio e amplificatori, di casse, plettri, corde e distorsioni.
Erano notti di sogni e di allucinazioni, di poesia e dannazione, di panchine e di giardini, senza timori e paure, neanche del buio più scuro [Fear of the dark].
Vivevamo la strada come una seconda casa, rispettandone i rituali e le tradizioni, le leggi che la governano, quelle scritte sul cemento e sull’asfalto. Eravamo randagi e la strada il nostro tempio [Temple of the dog]. Il freddo e il caldo erano solo opposte declinazioni dello stesso verbo: non c’erano mura per noi, solo il cielo della città. Nessuna differenza tra un pomeriggio torrido di fine luglio e la gelida pioggia notturna di novembre [November rain].
Eravamo [Street spirit] spiriti di strada, anime giovani che si ritagliavano il loro spazio in un mondo indifferente.
Un giorno eravamo forti e invincibili, il sole dei vincenti ci faceva brillare come diamanti, eravamo pazzi, eravamo dei re [King for a day...fool for a lifetime]. Il giorno dopo i colori sparivano, intorno a noi solo tristezza, un desolato deserto di solitudine e malinconia [Mellon Collie & The Infinite Sadness].
Erano montagne russe dell’anima, continui viaggi di andata e ritorno, non conoscevamo stabilità, non era contemplata. Eravamo lunatici, lunatici davvero…come un uomo sulla luna [Man on the moon].
E quanta rabbia, una carica ad orologeria pronta ad esplodere in ogni momento. Eravamo in guerra, giorno dopo giorno, anche se non sapevamo contro chi. Troppi nemici per identificarne uno, i colpi piovevano da ogni direzione, eravamo costantemente sotto un fuoco incrociato che suonava letale, una [Simphony of destruction] sinfonia di distruzione. Noi però…noi non restavamo a guardare e la nostra reazione non poteva che essere ostile, fottutamente ostile [Fucking hostile]. Era una difesa, la nostra, ostinata. Sembrava che tutte le battaglia fossero già state combattute, ci dicevano che non ci interessava di nulla, che non avevamo ideali e valori. Forse avevano ragione, ma noi avevamo qualcosa di molto prezioso da proteggere: la libertà di essere noi stessi e [Nothing else matters] niente altro importava.
Potevi essere sporco [Dirt] o trascurato, [Creep] sgradevole o maleducato, potevi essere come volevi, al massimo non mi piacevi.
Ognuno suonava la sua musica, ognuno girava il suo film, con il suo stile, il suo linguaggio, il suo modo di vivere. Una galassia [Galaxie] disordinata e confusa, di pianeti senza orbita e direzione, abbandonati al vuoto gravitazionale di un’età irripetibile, lanciati verso il buio profondo di un futuro lontano e indecifrabile, senza freni, senza possibilità di fermarsi [Stop].
Qualcuno si è perso per strada, qualcun altro non c’è più e adesso ci guarda dall’alto.
Sono passati altri anni [My friends] amici miei, siamo cresciuti, cambiati e la vita ci dovrebbe avere insegnato qualcosa. In verità non abbiamo ancora capito niente, forse abbiamo intuito che ci sono delle risposte da qualche parte, ma per ora possiamo accontentarci di un’unica semplice certezza: l’importante è essere [Alive] vivi e del resto, in fondo…chissenefrega [Nevermind].

Ora ascolta la colonna sonora...