mercoledì 7 settembre 2011

90210. Dialogo sui massimi sistemi generazionali

- Beverly Hills 90210. Te lo ricordi?
- Sì.
- E allora?
- Allora cosa?
- Allora voglio sapere dove stavi. Voglio sapere se lo guardavi oppure se lo guardavi e poi però dicevi che era una stronzata.
- Io…lo guardavo…e basta.
- E…
- Ed era una stronzata.
- Ah.
- Ma dai, è vero. Ho guardato le prime due o tre serie. Poi basta, sono passato ad altro.
- Certo, pure io. Anche se…
- Cosa?
- Ho rivisto quelle prime serie e ti dirò…
- È bello?
- È una stronzata. Ma ho provato a guardarlo con prospettiva, con profondità storica. E insomma, aveva una sua dignità artistica in fondo. C’erano i personaggi, qualche storia, dinamiche interne, percorsi di formazione, c’era la fotografia di un periodo storico, c’erano anche onesti tentativi di affrontare tematiche importanti, questioni sociali, generazionali, di trasmettere messaggi. Certo, con luci ed ombre.
- Chiaroscuri.
- Già, sfumature fastidiose. Elementi disturbanti.
- Tipo?
- Partiamo dall’inizio: ci sono due gemelli, Brandon e Brenda, che non si assomigliano un cazzo. Ma proprio niente. Giusto i nomi.
- Saranno eterozigoti.
- No no, secondo me è che gli zigoti hanno proprio litigato. Comunque, Brandon e Brenda si trasferiscono a Beverly Hills con il papà pelato e la mamma alta, ma sono tristi perché hanno lasciato i loro amici in Minnesota e non sanno se si troveranno bene.
- A Beverly Hills?
- Appunto! Ma andiamo avanti: Brandon e Brenda vanno a scuola, una specie di villaggio turistico con i portici, i prati e le palme, che in confronto il mio liceo sembrava Beirut dopo i bombardamenti. Vanno a scuola e incontrano quelli che diventeranno i loro nuovi amici. C’è Kelly, la più bella della scuola, un po’ mignotta, che è triste perché tutti la credono un po’ mignotta. C’è Steve, il ricciolino biondo con il fisico, che sembra divertirsi sempre ma in realtà è triste perché è stato adottato. C’è Donna, la bionda bella di corpo e brutta di faccia, che è triste perché è un po’ rincoglionita. C’è Andrea, l’intelligentona che fa tutto lei, tristissima perché è l’unica povera e non se la caga nessuno. C’è David, il primino arrapato che vuole stare con i grandi e che è triste perché i grandi non lo vogliono. E poi c’è Dylan, che è figo e fa surf, ha un sacco di soldi, ma è triste perché i genitori si sono lasciati e lui vive da solo nell’attico di un hotel a venti stelle.
- Gente triste.
- Della serie “i soldi non fanno la felicità”.
- Sarà vero?
- A saperlo! Proverei volentieri. Però capisci che è fastidioso, voglio dire…è facile essere triste a Rodeo Drive con una Porche sotto il culo, prova a fare il bello e dannato sul 33 sbarrato a Collegno.
- Vero. E adesso che mi ci fai pensare mi viene in mente un’altra cosa.
- Dimmi.
- Allora, questi andavano a scuola, quindi avevano, non so, 16 o 17 anni?
- Più o meno.
- Solo che gli attori che li interpretavano ne avevano almeno venticinque. A me più che i personaggi mi sembravano i loro zii. Niente baffetti in crescita, niente acne violenta, niente pezzatura ormonale sotto le ascelle. Va bene che è fiction, capisco le esigenze di scena, ma l’adolescenza è spietata in tutto il mondo, oppure a Beverly Hills l’hanno condonata con le ville e i vialetti alberati?
- Sono questioni di scorrere naturale del tempo, non puoi ignorarle.
- No che non puoi. Cioè, io a quell’età mi scassavo di canne, ma come fai a sedici anni ad avere trascorsi di alcolismo? Cos’è…alle elementari ti riempivi di sambuca e picchiavi i compagni di classe con il cancellino della lavagna?
- Cazzo…deve essere dura crescere a Beverly Hills.
- Un vero casino.
- Però, scusami, dimmi una cosa: allora perché lo guardavamo?
- Cosa?
- Perché lo guardavamo? Perché ci piaceva?
- No…io lo guardavo e basta, ma non è che mi piaceva.
- Infatti, cioè…lo guardavamo tutte le sere ma non è che ci piaceva.
- No, dai, era una stronzata, mica ci poteva piacere.
- Ovvio. E poi se ci ricordiamo tutto è solo perché abbiamo buona memoria, mica perché ci piaceva.
- Infatti. A noi Beverly Hills 90210 non ci piaceva!
- Giusto!
- Già!